@admin @nebbia @admin@mastodon.cisti.org c'è qualcun* di voi che sarebbe disponibile per un'intervista sui social indipendenti?
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Domani, su il manifesto, ci sta un'intervista mia a Pietro Colapietro, segretario generale del Silp, il sindacato di polizia della Cgil. Parliamo del corteo fascista di Bologna, dei fasci che davano ordini ai funzionari di polizia e del malessere sociale gestito come problema di ordine pubblico.
Se vi va, dateci un'occhiata!
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"Genova 2001 l'hanno fatta i centri sociali, non Rifondazione. I centri sociali, però, avrebbero dovuto diventare dei centri di comunicazione e luoghi dove si produce reddito. Ne discutevamo negli anni Novanta con Primo Moroni, poi è morto e non siamo riusciti a costruire questo progetto. Credo che la sconfitta sia nata anche perché i centri sociali non sono riusciti a divenire un luogo di produzione mediale."
Ho fatto una lunga intervista a Valvola, uno dei padri di Decoder, la rivista cyberpunk culto nata nella seconda metà degli anni Ottanta. Questo è un breve estratto. Parole sulle quali bisognerebbe riflettere, anche se non si condividono.
https://youtu.be/guDlMhyHDo4
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Su il Manifesto di oggi una mia intervista a Massimo Carlotto. Buona lettura!
https://ilmanifesto.it/locchio-del-padrone
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Domani il manifesto pubblica una mia intervista a Massimo Carlotto. Partendo dal suo ultimo libro, "Trudy", parla di agenzie di sicurezza private, lotte dei lavoratori e crisi della democrazia.
Sono molto contento di averlo conosciuto e che la nostra chiacchierata finisca sul quotidiano che prendo da quando ho cominciato a comprare i giornali.
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Devo scrivere due articoli: uno sui movimenti studenteschi degli anni '80 (la tesi è che con la Pantera un'attitudine all'hacking che ha covato sotto traccia per tutto il decennio diviene palese e diventa un tratto distintivo dei movimenti sociali almeno fino a Genova 2001); l'altro sulle interpretazioni date dall'area della vecchia autonomia sul post-fordismo. Finiranno entrambi in raccolte accademiche, ma non mi pagano.
Ho i tempi strettissimi, devo consegnarli entrambi per dicembre. Lavorando presto la mattina, e per tutta la giornata (faccio l'educatore), sto facendo una fatica enorme...
Mi suggerite un po' di musica che mi faccia compagnia mentre ci lavoro?
Ora sto sentendo questa:
https://www.youtube.com/watch?v=Q8-hR8J2Ess
Ma è gradito anche punk, hip hop, reggae e tutto quello che vi viene in mente purché lo consideriate bello
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Se un adolescente oggi volesse leggere le riviste underground degli anni Ottanta e Novanta, dovrebbe avere parecchi soldi. Strumenti che furono di liberazione si sono trasformati in attrazione per collezionisti ricchi. Per fortuna che @grafton9 le ha digitalizzate!
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Fu rinvenuta e resa pubblica dagli studenti che, durante la Pantera, occuparono gli uffici nei quali il IX centenario era stato organizzato. La interpretarono come un modo di mettere in pratica l'autonomia universitaria alla quale si opponevano, che permetteva ai privati di entrare direttamente nelle università influenzandone la didattica e facendo divenire il sapere parte integrante del processo produttivo. È conservata nel Centro di documentazione "F. Lorusso e C. Giuliani" di Bologna.
Buona lettura!
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Forse, con il moltiplicarsi delle fonti, bisognerebbe anche immaginare nuovi supporti per diffondere la loro interpretazione. O forse mi sto facendo solo delle pippe.
In ogni caso vi lascio con una vecchia, cara, fonte cartacea. È una lettera scritta dall'allora Rettore dell'Università di Bologna a Cesare Romiti, in quel momento amministratore delegato della Fiat. Chiedeva fondi per festeggiare il IX centenario dell'ateneo che governava; in cambio prometteva corsi e percorsi di studio tagliati su misura sulle esigenze della più importante casa automobilistica italiana. -->
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Credo che, anche per chi fa storia orale, sia un grande passo avanti perché permetterebbe di riportare le interviste dicendo la stessa cosa dell'intervistato (al netto di alcune mediazioni che in ogni caso ci sono) e non "quasi la stessa cosa" come oggi avviene mediante la trascrizione di quelle interviste.
Tempo fa provai a fare un esperimento in questo senso qui:
https://nulloproject.noblogs.org/post/2023/03/17/i-loro-incubi-sono-i-nostri-sogni/
ma attualmente, sul web, si trovano app che permettono di impaginare un lavoro del genere in maniera molto più funzionale e gradevole rispetto a un blog. -->
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Ciò toglie per forza di cose spazio ad altri argomenti e mi costringe a riportare la mia interpretazione di quella fonte, quello che io principalmente vedo o come scelgo di riportare per iscritto un testo parlato. Penso sia un limite e mi chiedo: per i periodi come quelli che sto trattando, in cui le fonti audiovisive sono centrali per la loro interpretazione, non sarebbe forse più utile utilizzare supporti elettronici, che ci permettono di riportare il video e, quindi, immagini e parole così come sono state fissate sul supporto e non la loro interpretazione mediata da chi scrive? -->
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le sue correnti rivoluzionarie si richiudevano nel rimpiangere un passato ritenuto, non di rado a torto, idilliaco, mentre altri settori di quel partito, all'epoca definiti "miglioristi", andavano progressivamente facendo propri i dettami del neoliberismo e si trasformavano progressivamente in una sinistra di matrice anglosassone.
Sono entrambi contributi scritti, che finiranno in volume o rivista, ho un numero di battute limitato al quale attenermi, in uno 40mila, nell'altro 50mila. Non sono poche, eh! Però, il problema che mi sto trovando ad affrontare è che molte delle fonti sulle quali sto lavorando sono audiovisive e mi trovo costretto, sprecando non poche battute, a descriverle o a riportare il virgolettato di quello che viene detto, per esempio nelle interviste. -->
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Sto lavorando a due articoli, entrambi relativi agli anni Ottanta e Novanta del Novecento italiano. Nel primo, la cui tesi di fondo è che col movimento della Pantera si esaurisce la fase di "riflusso" cominciata nel 1978 e l'attitudine all'hacking diviene un tratto distintivo dei movimenti sociali, mi concentro soprattutto sulle nuove tecnologie e sul controutilizzo che ne fanno i movimenti sociali; nel secondo, invece, descrivo i cambiamenti interni al modello produttivo e come sono stati interpretati soprattutto dall'area dell'Autonomia e dai suoi teorici di punta (ma non solo). Qui, sostengo che è soprattutto in quel contesto politico che si è cercato di analizzare il post-fordismo e il divenire egemone dell'ideologia neoliberista mentre, nel Pci per esempio, -->
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La spinta della Pantera, nei giorni in cui Bui scrive, va esaurendosi, ma già si intravedono i prodromi della filosofia che ispirerà il Luther Blissett Project e le strategie comunicative dei movimenti sociali, almeno fino a Genova 2001.
Con la Pantera l'attitudine all'hacking, che ha attraversato sottotraccia i movimenti sociali per tutti gli anni Ottanta, emerge, fino a diventare un tratto caratterizzante di quell'esperienza e di quelle successive, fino ai primi anni Zero. 2/2
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"Basta coi comunicati stampa scritti in movimentese. Dobbiamo fare comunicati stravolti, esagerati, assurdi. Non scriviamo di ciò che abbiamo fatto, ma giochiamo d'anticipo sulla distorsione degli avvenimenti operata da stampa e TV. L'uso creativo della menzogna, per confondere, sorprendere, dirottare. Obblighiamoli ad occuparsi di noi e ad amplificare ciò che facciamo: ma stavolta saranno loro ad inseguire noi, non viceversa. NOI dobbiamo creare gli eventi, ESSI devono avere difficoltà nel rappresentarli."
Roberto Bui, l'attuale Wu Ming 1, in uno scritto del maggio 1990 (conservato nell'Archivio "Marco Pezzi" di Bologna). 1/2
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Riscriverlo qua è un casino da smartphone, ve lo linko da x. Mi fa piacere se mi dite che ne pensate.
Riflusso, contraddizioni del capitalismo e attitudine hacker
https://x.com/puncox/status/1826307535185609079?s=19
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