La Digitex di Camera Café, ma non fa ridere

2025-01-17 alle 10:05 UTC

Il mese scorso avevo inviato due o tre candidature ad Accenture, assieme a una valanga di altre candidature a quasi la qualunque. Alla vigilia di Natale, mi chiama da Roma una signora: è MP, delle Risorse Umane di Accenture, e chiede di me. L’altro ieri, vado a colloquio e conosco direttamente C e V, responsabili del progetto per il posto per cui mi ero candidato. Ieri, mi richiama MP per chiedermi di iniziare a fare le carte per il tirocinio.

Non so come sentirmi, sinceramente. Da una parte, è andato tutto fin troppo liscio; il progetto non sembra terribile; le due responsabili sembrano umane e alla mano. Dall’altra, però, non gioisco all’idea di trasferirmi a Milano subito dopo una sessione che mi sta dando del filo da torcere sul piano psicologico; e si parla pur sempre di Accenture, dalla quale tutti quelli che conosco sono scappati dopo averci lavorato un anno o poco piú.

E in tutto ciò dovrò continuare a studiare per finire gli esami mancanti — per non parlare di quei tre crediti extra che dovrei colmare con seminari che non si possono seguire a distanza, cascasse il mondo. La segreteria mi sentirà molto presto.

L’unica cosa che può fermare questo processo è un colloquio per una ditta piú vicina a casa, molto piú piccola, ma che segue il metodo AGILE nel senso esteso, quindi «Corri come un matto tutto il tempo».

Se quella è un’opzione piú valida, la preferirò a Milano. Ne dubito, quindi sarà meglio iniziare a fare qualche telefonata per trovare un tugurio in cui dormire per i prossimi sei mesi.

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