=> https://it.wikipedia.org/wiki/Goodbye,_Dragon_Inn
Un cinema ubicato in un vecchio edificio fatiscente ospita pochissimi spettatori oltre alla bigliettaia/donna delle pulizie e il proiezionista. Pochissimi di loro sembrano veramente interessati al film.
Se dovessi pensare a cosa associare il termine "minimalismo" penserei a questo film dove i movimenti di macchina sono pochissimi e dialoghi si contano sulla punta delle dita; eppure con pochissimi elementi riesce a raccontare tutto un mondo interiore fatto di solitudini a cui si tenta di sfuggire, nostalgia, incomunicabilità, frustrazione.
I personaggi si aggirano per l'enorme e labirintico edificio come i fantasmi menzionati in uno dei rari dialoghi.
Spero che la previsione che il film elabora sulla scomparsa delle sale non si verifichi anche se, a vedere le sale da più di 1000 posti che vengono rappresentate nella pellicola (oggi ho l'impressione che siano una minoranza trascurabile sale di questa capienza), io temo che tra dieci anni questo film lo considererò profetico come "Made in Hong Kong".
Ma spero di sbagliarmi.
Visto sul DVD della "Second Run", di qualità ottima e con extra ragguardevoli (booklet, lunga intervista al regista e corto dello stesso: "Madame Butterfly").
Ciao!
C.
#recensioni
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