Nelle ultime settimane sono stato prevalentemente offline, dato che mi stavo godendo delle meritate ferie nel mio paese natale e quando sono in ferie, specialmente circondato dai miei amici storici, faccio quello che normalmente non ho la possibilita' di fare: andare al bar.
Il mio locale preferito e' gestito da un barista che conosco da moltissimo tempo e dalle mie parti, nella bassa padovana, e' l'unico locale dove il termine "bere", significa godersi dei drinks fatti a modino. In gioventu', ho bevuto la mia dose di cocktails ignoranti ma, giunto alla soglia dei quarant'anni, il brio di una sbronza ignorante lascia spazio a beveraggi che, pur dandoti un sano e dudeistico brio, sono anche goderecci per il palato.
Essendo che, negli anni, ho seguito il barista in questione in tutti i locali che ha aperto e gestito, quest'ultimo conosce anche i miei gusti oltre al fatto di sapere che, fra gli avventori che frequentano il suo bar, sono fra i pochi ad apprezzare le sue creazioni, nonche' le sue "interpretazioni" dei grandi cocktails classici.
In questa orgia alcoolica, a fine serata, siamo spesso finiti a discutere di che fine faranno i bar come li conosciamo. Non e' un mistero che in Italia, ma piu' in generale in Europa, le leggi riguardo il consumo di alcoolici in luoghi pubblici, come anche le regole riguardo il mettersi alla guida dopo aver bevuto, stiano diventando sempre piu' stringenti. Benche' io sia assolutamente d'accordo con il principio del "se bevi, non guidi", dove mettersi alla guida "ubriachi" sia decisamente pericoloso, non posso fare a meno di notare che si stiano raggiungendo livelli paradossali di severita' soprattutto per chi, come me, non disdegna di andarsene al bar da solo e fare quattro chiacchiere con il barista.
Passi una serata, anzi qualche ora dopo aver messo a letto i bimbi, chiacchierando della storia di questa o quella bevanda davanti ad un paio di drinks. Sai benissimo di essere quasi al limite stabilito dalla legge ma, alla fine, ti viene offerto un goccio di un mescal da fuori di testa con relativo racconto.
Saresti gia' da ritiro della patente, per esserti goduto un pezzo di storia.
Parlando con il barista ed altri avventori, abbiamo come l'impressione che il momento di condivisione offerto da un buon drink stia morendo. Sempre piu' generazioni, per paura delle autorita', invece di bersi un vero gin & tonic, si rifanno alla banale coca-cola, perdendosi tutto quello che la storia dei cocktails, come anche dei vini e della birra rappresentano e svuotando di ogni significato il lavoro di un barista che si possa definire tale.
Questo potrebbe essere sia un bene che un male, per la nostra societa'. Tuttavia, dato che personalmente provengo dalla campagna veneta piu' profonda, questo fenomeno diventera' decisamente un male, per la zona dalla quale provengo.
Aneddoticamente, persome come me che, pur apprezzando la compagnia, tendono ad uscire da sole, saranno decisamente penalizzate dal fatto di non poter condividere qualche bicchiere "in piu'" con qualche altro cliente, o con il barista stesso, del loro locale preferito (cosa che, a onor del vero, faccio tutt'ora volentieri e fanculo le regole) che si trova nella loro piccola campagna. Dato che, almeno parlando per me stesso, non sono decisamente un drago nel farmi nuovi amici, togliermi anche la piccola "spinta" che un goccio di alcool in piu' ti da, sara' la ricetta perfetta per farmi rinchiudere in casa ancor di piu' di quanto non faccia gia'.
Non esistono servizi di taxi da dove provengo. I CAB sono un sogno e il ride-sharing per noi campagnoli, potrebbe rappresentare benissimo qualcosa che si mangia, per quanto ne sappiamo e mentre potrei rinunciare, personalmente, alla "coccola" che rappresenta il bar con il suo bravo barista, moltre altre persone si ritroverebbero ad avere degli anti-depressivi per amici, invece che un paio di bei negroni, il loro barista preferito e gli altri clienti del locale che frequentano.
Non prendiamoci in giro: gli esseri umani vogliono rilassarsi, che sia dopo una pesante giornata di lavoro, una settimana difficile oppure a causa di situazioni familiari non idilliache ed il bar, il barista ed i relativi drinks, rappresentano una scappatoia da tutto cio'. Invece di un gin & tonic, se le cose continueranno in questo modo, avremo il prozac, come alternativa ad un buon cocktail ed invece di condividere un Rum, come mezzo per conoscere altre persone di fronte ad un bancone, ci rifugeremo ancor di piu' su internet, dove la gran parte dei contatti "umani" sono in realta' generati da delle macchine. Tutti i cambiamenti in atto, guardando anche alle nuove generazioni, vanno decisamente in quella direzione.
Ora molti diranno: "ma in citta' non e' cosi'. Abbiamo i bus notturni, i taci e antani superquadro per due". Bravi ma la realta' che IO vedo e che ho vissuto per la maggior parte della mia vita, non e' decisamente quella della citta'. Tutte le persone che conosco, nella piccola campagna dalla quale provengo, sono terrorizzate dall'idea di di infrangere le regole. Quando vanno al bar fanno tutto tranne che rilassarsi e lasciarsi andare, per la paura di essere pizzicati con un goccio di alcool in piu' nel corpo che gli rovinerebbe la vita. L'idea di farsi "coccolare" nel loro bar preferito, e' sparita dalle loro menti, quando in passato non era decisamente cosi'. Tutto questo impatta la possibilita' di lasciarsi andare e condividere esperienze o storie, anche quando si avrebbe la possibilita' economica per farlo.
Naturalmente, il bar non e' l'unico luogo dove poter socializzare ma, storicamente, e' sempre stato IL luogo dove socializzare casualmente, dove poter conoscere persone di diversi background, dove "tu sei tu" e non un etichetta come "pilates" o "palestra". Ci siete voi, un barista sorridente e vivace, altre persone e drinks di varia natura che agiscono da collante sociale.
L'essere umano e' vizioso per natura, ammettiamolo. Tutti i tentativi, nella storia, di limitare la propensione al vizio sono falliti miseramente e ad essere onesti, dubito cambiera' molto per i "morti del sabato sera" nonostrange le regole sempre piu' severe.
I governi stanno facendo di tutto per far sparire i luoghi di socialita' che io definisco "casuale". Prima hanno distrutto qualsiasi luogo pubblico dove non serviva pagare per vedere altre persone, ora stanno smantellando un altro pezzo di storia come i bar. Il vino, i liquori, la birra, gli spirits ed i cocktails, fanno parte della nostra storia da tempo immemore. Gli alcoolici sono un modo, che io ritengo felice e soddisfacente, per condividere esperienze con altri. Ci sara' un motivo se ogni ciivlta' umana, da tempo immemore, e' arrivata ad estrarre alcool da quasi qualunque cosa e per lo stesso motivo i bar esistono come luogo di condivisione del vizio insito in ogni essere umano.
Chiedetevi per quale motivo gli umani, soprattutto le ultime generazioni, sono sempre piu' depresse ed infelici e se dovessero completare il piano in atto di "bandire" (ok, esagero) gli alcoolici dalla vita sociale delle persone, come anche i cocktails che solo un bravo barista sa preparare, ho idea che non si otterra' un miglioramento nella vita sociale delle persone, ma solo sempre piu' malumore ed infelicita'. Invee di convididere esperienze di fronte ad un drink, l'unica cosa che si condividera' ancor di piu', sara' come rendere la vita degli altri un inferno. Come se questo non fosse gia' fin troppo comune.
Addio whisky-sour, benvenuto prozac.
text/gemini
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